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25 novembre 2024
5 minuti di lettura
Nel 1999 le Nazioni Unite hanno ufficializzato la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne.
Quest’ultima si celebra il 25 novembre di ogni anno. La data scelta è simbolica, in memoria delle vittime di un truce assassinio avvenuto il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana; all’epoca vigeva il regime dittatoriale di Rafael Leónidas Trujillo e tre sorelle (note come sorelle “mariposas”) vennero torturate, massacrate e strangolate in quanto oppositrici politiche.
“La violenza è la tendenza abituale a usare la forza fisica o psicologica al fine di imporre la propria volontà. Dalla violenza intesa come forma estrema di aggressione, in tempi più recenti il termine è passato a significare ogni forma di influenza, condizionamento o controllo delle potenzialità pratiche e intellettuali degli esseri umani”.
Da un’indagine effettuata nel periodo 2022 – 2023 dall’ISTAT emerge che ben 1.311.000 (pari al 6,4%) sono le donne tra i 14 e i 70 anni ad aver subito una forma di molestia sessuale in ambito extra – lavorativo. L’indagine ha riportato che, nello stesso periodo di riferimento, ben 554.000 uomini tra i 14 e i 70 anni (pari al 2,7%) hanno subito una forma di molestia sessuale. Naturalmente, la violenza sessuale, sebbene si configuri come un grave reato, non costituisce l’unico esempio di violenza; vanno annoverati anche casi di: violenza psicologica, violenza economica, stalking.
È evidente, purtroppo, come, con l’avvento dei social, il rischio di subire violenza abbia assunto anche una dimensione virtuale. Si tratta di mezzi, infatti, che consentono la facile diffusione di contenuti inappropriati (a sfondo sessuale e non), senza alcun consenso da parte delle vittime.
Bisogna considerare, che, troppo spesso, purtroppo, le vittime di qualsivoglia forma di violenza non denunciano quanto subito, temendo ripercussioni e giudizi da parte della società. In questi casi, però, chiedere aiuto è essenziale. Nel tentativo di superare queste barriere, è stato istituito il numero 1522 (totalmente gratuito e attivo 24 h su 24), contattando il quale si viene indirizzati a operatori specializzati in grado di accogliere le richieste d’aiuto e sostenere le vittime di violenza e stalking.
Normalmente, quando ci si reca in Pronto Soccorso per qualsivoglia motivo, gli operatori effettuano una procedura di triage volta a determinare nel più breve tempo possibile con quanta urgenza serva intervenire con un determinato trattamento. Spesso, infatti, le risorse (sia tecniche che in termini di spazio) a disposizione risultano decisamente limitate; non va sottovalutato, poi, il fatto che il flusso di pazienti in un dato momento non sia in alcun modo prevedibile. Tutto questo porta inevitabilmente ad un allungamento dei tempi di attesa, rendendo indispensabile una classificazione dei pazienti basata su codice colore.
In caso di sospetta violenza, però, la procedura da attuare differisce dalla ordinaria. In primo luogo, il colloquio dell’operatore con la vittima deve avvenire nella massima riservatezza. Eventuali accompagnatori vengono identificati e poi allontanati dalla presunta vittima, in modo che quest’ultima non sia in alcun modo condizionata e possa parlare liberamente. Generalmente, nei casi di sospetta violenza si tende ad attribuire una priorità alta (codice giallo), per evitare ripensamenti da parte della presunta vittima stessa.
La potenziale vittima deve essere, quindi, accompagnata dall’operatore in sala visita. È fondamentale che l’atteggiamento degli operatori nei confronti della possibile vittima sia rassicurante ed empatico; essi devono essere disponibili all’ascolto, instaurare un rapporto di fiducia con la paziente e impiegare uno stile comunicativo chiaro e comprensibile anche da vittime affette da disabilità sensoriale, cognitiva o relazionale.
In sala visita devono essere presenti esclusivamente gli operatori e l’attenzione alla privacy della paziente deve essere massima. La presunta vittima, inoltre, deve ricevere tutte le informazioni utili circa l’iter della visita cui verrà sottoposta. Dovrà acconsentire al trattamento dei propri dati e al prelievo ed uso di esami e prove con finalità giudiziarie. Il consenso, dopo essere stato adeguatamente compilato, dovrà essere firmato anche dall’operatore sanitario, oltre che dalla vittima stessa.
L’operatore, inoltre, si deve occupare di raccogliere dati anamnestici (tenendo in particolare considerazione quelli correlati alle aggravanti specifiche del reato). Viene eseguito un esame obiettivo dettagliato e finalizzato a repertazione e refertazione di quanto avvenuto (tenendo conto anche della documentazione necessaria per una successiva perizia medico – legale). L’operatore, se necessario, si deve occupare anche di informare debitamente l’autorità giudiziaria competente. Una volta accertato che la vittima che si ha di fronte abbia subito una violenza sessuale, è necessario richiedere una consulenza ginecologico-chirurgica.
Si procede:
- annotando eventuali rinvenimenti sul corrispondente disegno anatomico extra e genitali (se possibile, le eventuali lesioni pervenute vanno documentate anche mediante l’impiego di fotografie);
- con la repertazione: prelievo di materiale biologico, esami tossicologici, screening delle malattie sessualmente trasmissibili, prelievi ematici (da ripetere a 1-3-6 mesi), betahcg;
- con la profilassi antibiotica: nei casi di rischio correlato alle modalità di aggressione o all’identità dell’aggressore e non siano trascorse più di 72 ore dall’episodio (consigliati anche: vaccinazione antiepatite B e profilassi HIV);
- con intercezione postcoitale → anche in questo caso non devono essere trascorse più di 72 h.
Prima che venga dimessa, la vittima, precedentemente informata della presenza sul territorio di Centri antiviolenza e di servizi pubblici e privati dedicati, può fare richiesta di avviare le procedure di contatto con i suddetti Centri antiviolenza o con gli altri attori della rete antiviolenza del territorio.
Gli episodi di violenza, purtroppo, sono molto frequenti; la violenza (in tutte le sue forme) è una delle piaghe globali del nostro secolo (e non solo). È di fondamentale importanza, quindi, educare al rispetto dell’altro, all’inclusione e alla non – violenza fin dalla tenera età. Le scuole e le istituzioni rivestono un ruolo chiave nella sensibilizzazione, affinché si modifichino delle dinamiche sociali, purtroppo, ormai radicate. Le vittime di violenza non devono sentirsi in alcun modo giudicate; in questi casi, è fondamentale che siano nelle condizioni di poter denunciare quanto hanno subito, senza temere di essere colpevolizzate dalla società. Le parole chiave sono le “3P”: PREVENIRE, PROTEGGERE e PROCEDERE CONTRO GLI AUTORI DI VIOLENZA!
Su tutto il territorio nazionale, chiamando il 1522 attivo tutti i giorni a tutte le ore del giorno, le vittime possono essere supportate da operatori adeguatamente formati, che le reindirizzino al Centro antiviolenza più vicino e forniscano loro tutte le informazioni utili.
Introduzione
Cosa s’intende per violenza?
Un dato statistico allarmante
Il numero che salva le vite
Come funziona la normale accettazione?
Protocollo in caso di sospetta violenza domestica: step 1
Step 2 del protocollo
Step 3 del protocollo
Prevenire e proteggere