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6 maggio 2023
7 minuti di lettura
La figura dell’infermiere nasce e si struttura nel XIX secolo grazie a Florence Nightingale, considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, dopo che per secoli l’assistenza sanitaria era affidata fondamentalmente ad istituti religiosi.
Nel nostro paese la prima normativa che assegna mansioni precise alla figura infermieristica risale agli anni ’70, ma solo a partire dalla metà degli anni ’90 per esercitare la professione di infermiere diventa necessario il diploma universitario ed è quindi a partire da quegli anni che le università italiane iniziano ad organizzare le lauree triennali nelle professioni sanitarie. Il corso di laurea di infermieristica è professionalizzante e permette quindi di esercitare la professione subito dopo il conseguimento del diploma di laurea.
Il corso di laurea in infermieristica ha l’obiettivo di formare una figura professionale specializzata nell’assistenza infermieristica, per l’appunto, la quale comprende un ventaglio molto ampio di compiti: si passa dal soddisfare i bisogni fisici legati alla patologia del paziente fino alla creazione di una relazione terapeutica di sostegno e supporto alla persona.
Studiando ci si rende conto che non si è limitati solo all’ambito ospedaliero, le realtà in cui la figura dell’infermiere può svolgere la sua professione sono tante: assistenza domiciliare, ambulatori e consultori, attività di comunità e molte altre. In tre anni si possono sondare moltissimi ambiti e capire quale risulta essere la realtà più adatta alla proprie attitudini.
Se ti aspetti al primo anno di trovare esami già specialistici, purtroppo sappi che dovrai pazientare ancora un po’.
Al primo semestre ti scontrerai prima di tutto con delle materie scientifiche di base, tra cui: biologia, chimica, genetica, anatomia e fisiologia. Ma anche materie più umanistiche come sociologia, psicologia e, in alcuni casi, antropologia. In aggiunta a queste, l’esame di Fondamenti di infermieristica, ti darà qualche nozione di base sulla storia di questa professione.
Il primo vero incontro con l’infermieristica avverà nel secondo semestre grazie all’esame di Metodologia infermieristica. Questo sarà accompagnato anche da altri corsi, tra cui Etica per la pratica infermieristica. Negli anni successivi si entrarà poi nel cuore dell’infermieristica con gli esami di Medicina di base e Chirurgia di base e soprattutto Medicina specialistica e Chirurgia specialistica.
I tirocini, come per tutte le professioni sanitarie, rappresentano il cuore del percorso di studi. Il primo anno generalmente si effettuano 2 tirocini per poi passare a 3 tirocini nei due anni successivi.
Per ogni tirocinio si viene affiancati a un infermiere che diventa il proprio “assistente di tirocinio”, figura diversa dal tutor dell’università che si occupa invece di valutare gli esami e le prove pratiche. In molti atenei durante il primo anno si tende ad avere un periodo di lezioni che termina a febbraio per poi inziare i tirocini nella seconda parte dell’anno. I reparti prettamente interessati sono medicina interna e riabilitazione, per quanto riguarda l’ambito ospedaliero, altrimenti si può anche essere assegnati alla realtà delle RSA.
L’obiettivo delle attività di tirocinio del primo anno è quello di apprendere i compiti di base, tra i quali valutazione dei parametri vitali, ragionamento clinico, igiene e cura della persona. Dal secondo tirocinio, nei reparti di medicina, si inizia a familiarizzare con procedure di base come prelievi e cateteri vescicali.
Al termine di ogni tirocinio è necessario presentare al tutor il “piano di assistenza”: durante esperienza di tirocinio dovrai scegliere un paziente, seguirlo e raccontare la sua storia clinica, individuando i bisogni del paziente e proponendo un piano assistenziale con outcome e interventi che metteresti in atto.
Ancora più importante è il fatidico esame di tirocinio da eseguire alla fine di ogni anno. Il voto finale è media di voti dei tirocini, dei piani di assistenza e delle checklist (altre verifiche fatte durante l’anno sulle procedure imparate a tirocinio); è necessario il superamento di questo esame per passare all’anno successivo.
Dal secondo anno non cambiano molto le modalità dei tirocini, ciò che varia sono le competenze e i reparti che si possono frequentare. Aumentano inoltre i laboratori dove vengono insegnate le competenze delle checklist (inizioni sottocutanee, ECG, cataterismo venoso e vescicale) e ci si inizia ad occupare anche della terapia, in parallelo con lo studio della farmacologia.
Infine, negli ultimi due anni, si alternano i periodi di lezioni e di tirocinio, purtroppo però gli appelli degli esami non seguono una regola fissa e possono trovarsi in corrispondenza di entrambi
Al termine dei 3 anni di università sarete in possesso di una laurea abilitante, che vi permetterà di lavorare fin da subito, rimanendo in ambito ospedaliero , ambulatoriale o esplorando altre realtà, come quella del libero professionista che lavora a domicilio o in comunità.
Un’altra strada, invece, che molti infermieri intraprendono, è quella che permette di acquisire un’ulteriore specializzazione tramite un master di primo livello o una laurea magistrale, che vi permette di specializzarvi ad esempio in coordinamento e management, in area critica, nella cura delle lesioni o ancora nell’inserimento di cateteri venosi centrali.
La retribuzione media di un infermiere che lavora presso una struttura sanitaria come l’ospedale percepisce in media 1450 euro netti al mese, variando da un tetto minimo di 1150 a un tetto massimo di 2300.
Lo stipendio in realtà dipende molto anche dell’esperienza, quindi dal grado di anzianità, come anche dal tipo di professione, si ha infatti un aumento di questo per gli infermieri che lavorano in strutture private piuttosto che per i dirigenti infermieristici. In questo periodo storico comunque la richiesta è molto alta e il tasso disoccupazione è abbastanza basso. Tassi di occupazione: 81,8% secondo dati di AlmaLaurea del 2021 Stipendio medio: in strutture pubbliche, lo stipendio di un dipendente dell’ASL si aggira intorno ai 1500 euro netti (1900 lordi).
Le differenze sostanziali spesso si trovano confrontando i singoli atenei, più che facendo un confronto tra università statali e private. In alcune università già dal primo anno si ricoprono anche i turni di notte e si ha la possibilità di effettuare un terzo tirocinio nel caso in cui nei primi due non si siano raggiunte le competenze richieste. Molto variabile è la suddivisione degli esami.
Ad esempio, al San Raffaele (università privata di Milano), gli insegnamenti sono composti da diversi moduli ed è necessario il superamento di tutti questi per poter ottenere la sufficienza. Sempre al S.Raffaele, un’altra differenza sostanziale riguarda l’esame di tirocinio.
Il voto di tirocinio è calcolato sulla base di 3 elementi che presentano un peso differente: la scheda di valutazione del tirocinio (compilata dall’assistente di tirocinio, vale il 70% del voto), l’OSCE e un esame scritto. L’OSCE (objective structural clinical examination) è una simulazione pratica di un caso clinico in cui lo studente deve effettuare accertamento, diagnosi e (dal terzo anno) terapia, vale il 20% del voto. Infine l’esame pesa al 10% e comprende 15 domande scritte.
Come in tutti gli atenei, il superamento di questa prova è propedeutica al passaggio all’anno successivo. Inoltre sono obbligatori dei colloqui, sia pre-tirocinio per determinare gli obiettivi, che post-tirocinio, per valutare le competenze acquisite e il livello di autonomia raggiunto.
Introduzione
Cosa vuol dire studiare infermieristica?
Struttura del corso ed esami del primo anno
Tirocini ed esperienze pratiche
Cosa puoi fare dopo la laurea?
Possibili differenze tra università
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